L’ennesimo femminicidio irrompe nel popolare quartiere romano di Primavalle.
Accostare l’aggettivo “ennesimo” a femminicidio è tanto brutale quanto spaventoso, ed è sintomo di un sistema che non riesce ad “arrestare” tali eventi.
Il dato allarmante di tale fatto di cronaca è l’età della vittima e del presunto – ad oggi sospettato – omicida, entrambi minorenni.
Riuscire a commettere un atto così brutale a 17 anni fa pensare che le “briglie giuridiche” devono essere tirate ancora.
Recentemente il legislatore è intervenuto con una serie di norme per rendere più efficace il contrasto a questa seria problematica. Fra queste, il 9 agosto 2019 è entrata in vigore la legge n. 69, detta “Codice Rosso”, che introduce «modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere».
Colo codice Rosso – perciò – entrano quattro crimini nel Codice Penale. Uno è la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (sfregio, articolo 583 quinquies) punito con la reclusione da otto a 14 anni e con l’ergastolo se ne derivi la morte. L’altro è la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso dei soggetti rappresentati (revenge porn, articolo 612 ter) punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da cinque a 15mila euro. Pene più alte se le vendette provengono dal coniuge, anche separato o divorziato, da un ex, o se si utilizzino mezzi informatici. Introdotto, poi, il delitto di costrizione o induzione al matrimonio (articolo 558 bis). Diventa reato (articolo 387 bis, reclusione da sei mesi a tre anni) anche violare l’ordine di allontanamento dalla casa familiare o il divieto di avvicinamento ai luoghi da lei frequentati.
Per concretizzare la tutela delle vittime si accelera, inoltre, l’iter d’indagine per alcuni delitti tra cui lo stupro, i maltrattamenti, lo stalking, le cui notizie di reato sono riferite dalla polizia giudiziaria al pubblico ministero immediatamente e, in prima battuta, anche a voce.
Lo “scudo antiviolenza “del codice rosso, però, è risultato ancora debole , tanto che – alla luce dei molteplici femmicidi che si sono susseguiti nell’ultimo periodo – Il Consiglio dei Ministri ha approvato , in data 7 giugno 2023 , il Ddl Femminicidio, composto da 15 articoli, che punta soprattutto alla prevenzione per evitare che i cosiddetti “reati spia” possano poi degenerare in fatti più gravi. Si tratta di imporre il cosiddetto “cartellino giallo” all’uomo violento, come lo ha definito la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella.
Il disegno di legge accoglie, oltretutto, le istanze segnalate nell’ambito dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, le osservazioni contenute nella relazione finale della “Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere”, nonché gli indirizzi della procura generale della Corte di Cassazione in materia.
Ebbene, sulla carta le norme sembrano ben scritte, allora come mai il fenomeno continua a dilagare? E’ aberrante come i ripetuti fatti di cronaca che coinvolgono donne, mamme, adolescenti, siano diventati ormai la normalità. La notizia causa uno scalpore iniziale che funge da cassa di risonanza mediatica, e poi la notizia passa in sordina.
La dinamica reale da cui si innescano i comportamenti antigiuridici spesso diverge dall’apparato normativo per come costruito. Sicuramente si sta costruendo un tetto normativo da cui ci si può riparare; tuttavia, la norma in sé dovrebbe essere il tronco che nasce da salde radici. È sono proprio le radici a mancare, tra cui, la più importante, la mancanza di educazione civica che dovrebbe andare di pari passo alle modifiche normative afferenti al nostro Paese. Il femminicidio, allora, è la punta estrema di un fenomeno più ampio, quello della violenza di genere, fatto culturale profondamente radicato nella nostra Società.
Il Sistema, dunque, dovrebbe essere riformato a monte per riuscire ad ottenere dei risultati a valle. L’informazione e l’educazione general preventiva eviterebbe l’intervento ex post per “rimediare “ avvenimenti purtroppo già accaduti.
La parità di genere, quindi, non è ancora compiuta come dimostrano le costanti e quotidiane aggressioni a danno delle donne del nostro Paese. La silenziosa strage di donne per mano dei propri compagni di vita non può più essere taciuta e la scuola deve farsi carico di ciò, educando al rispetto e alla valorizzazione delle donne. Al contempo, si auspica un intervento preventivo che vada a coinvolgere la presunta vittima, si auspica una nuova frontiera informativa – giudica – preventiva – che sia basata sulla certezza dell’ausilio e dell’intervento nei confronti della donna , un supporto che spinga alla denuncia e al riscatto senza aver paura che lo stato sia inerte o tardivo. La velocità, mai come in questo caso , dovrebbe essere amica della giustizia