<p style="text-align: justify;" align="justify"></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Cambria, serif;"><b>Consiglio di Stato, V – sentenza del 14.04.2020 n. 2389</b></span></span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Nel dirimere la presente controversia, riguardante la tematica indicata in epigrafe,</span></span><b> </b><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Cambria, serif;">il Supremo Consesso Amministrativo ha preso le mosse dalle seguenti ragioni di</span></span></span></span></p> <p style="text-align: center;" align="center"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Cambria, serif;">FATTO E DIRITTO</span></span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Cambria, serif;">La </span></span><span style="font-family: Cambria, serif;">società LaBconsulenze s.r.l. – già Beta Professional Consulting s.r.l., in proprio e in qualità di capogruppo del costituendo r.t.i. con lo Studio legale Olivito, proponeva ricorso innanzi al T.A.R. della Campania – sezione staccata di Salerno contro il Comune di Perito e nei confronti della società Esse 3 s.r.l., in proprio e nella qualità di capogruppo mandataria del costituendo r.t.i. Esse 3 s.r.l. – Etruria Servizi s.r.l., per l’annullamento dell’aggiudicazione in favore di quest’ultimo dell’appalto avente ad oggetto i servizi di gestione di tutte le infrazioni al codice della strada.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">In primo grado il ricorso veniva respinto. Conseguentemente la società LaBconsulenze s.r.l. – già Beta Professional Consulting s.r.l., in proprio e in qualità di capogruppo del costituendo r.t.i. con lo Studio legale Olivito, proponeva appello.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Col primo motivo venivano riproposte le censure con le quali era stata dedotta la violazione dell’art. 80, comma 5, lett. c), c-ter) e f-bis) del d.lgs. n. 50 del 2016, come da ultimo modificato dall’art. 5 del d.l. 14 dicembre 2018, n. 135 convertito dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">In particolare, si denunciava che la mandante del r.t.i. aggiudicatario, Etruria Servizi s.r.l., aveva reso dichiarazioni mendaci in sede di partecipazione alla gara, avendo omesso di dichiarare l’esistenza di un contenzioso con il Comune di Ponderano, relativo allo svolgimento di un appalto affidato da quest’ultimo, e concluso con una transazione tra le parti.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Secondo l’appellante, la vigente formulazione dell’art. 80, comma 5, lett. c), che non esemplificava più i casi di grave illecito professionale, di fatto rimettendo ogni valutazione alla stazione appaltante, aveva ampliato gli oneri dichiarativi dei concorrenti. </span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><a name="_GoBack"></a> <span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Per la ricorrente, quindi, la transazione non rilevava quanto tale, anche perché sopravvenuta alla presentazione della domanda di partecipazione, ma in quanto dava conto degli inadempimenti contestati dal Comune di Ponderano ad Etruria Servizi nell’esecuzione del precedente contratto di appalto, che avrebbero dovuto essere resi noti nella procedura de qua per consentirne la valutazione da parte della stazione appaltante.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Per il Collegio il motivo era infondato.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">In primo luogo il Consiglio di Stato riteneva che la procedura di gara era stata indetta con bando del 13 febbraio 2019, sicché non era in contestazione che il testo dell’art. 80 del d.lgs. n. 50 del 2016 applicabile ratione temporis fosse quello modificato dall’art. 5, comma 1, del d.l. 14 dicembre 2018, n. 135, convertito dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Per l’appellante, tenuto conto dell’art. 80, comma 5, rilevavano la lettera c e la lettera f-bis.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Il Supremo Consesso Amministrativo conveniva con l’appellante che, essendo rimasta invariata la disposizione del precedente primo periodo della lettera c), fosse a maggior ragione attuale la giurisprudenza che riteneva trattarsi di elencazione puramente esemplificativa e riconosceva alla stazione appaltante di poter desumere la sussistenza di “gravi illeciti professionali” da ogni altra vicenda pregressa dell’attività professionale dell’operatore economico di cui fosse accertata la contrarietà ad un dovere posto in una norma civile, penale o amministrativa se reputata idonea a mettere in dubbio l’integrità o l’affidabilità del concorrente (ex multis, Cons. Stato, V, 24 gennaio 2019, n. 586).</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Per il Collegio, anche in base all’attuale testo dell’art. 80, comma 5, lett. c), si poteva ribadire che i c.d. obblighi informativi sono posti a carico dell’operatore economico per consentire alla stazione appaltante un’adeguata e ponderata valutazione sull’integrità e sull’affidabilità del medesimo (cfr. Cons. Stato, V, 4 febbraio 2019, n. 827).</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Tuttavia, contrariamente a quanto assumeva l’appellante, per il Consiglio di Stato la modifica normativa in esame non aveva affatto comportato un ampliamento delle informazioni da rendersi da parte del concorrente.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Secondo il Collegio giudicante rientravano tra le informazioni dovute quelle di cui alla lettera c bis), ultimo inciso, nonché quelle tipizzate di cui alla lettera c-ter), sicché l’omissione di tali informazioni ovvero la loro falsità, ai sensi della lettera f bis) dello stesso art. 80, comma 5, comportava l’esclusione del concorrente, fatta salva per le circostanze di cui alla lettera c-ter la motivazione imposta alla stazione appaltante.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Pertanto, per il Supremo Consesso Amministrativo, nel caso in esame, non ricorreva alcuna delle fattispecie tipizzate dalla lettera c-ter), poiché il contratto stipulato tra Etruria Servizi e il Comune di Ponderano non era stato risolto, né vi era stata condanna al risarcimento del danno o l’applicazione di altre “sanzioni comparabili”.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Secondo il Collegio giudicante, non avendo la ricorrente nemmeno sostenuto l’applicabilità dell’art. 80, comma 5, lett. c-bis), la questione interpretativa oggetto del presente giudizio si risolveva nel rapporto tra le disposizioni di cui alle lettere c) ed f-bis) dell’art. 80, comma 5, dal momento che il legale rappresentante di Etruria Servizi, con la domanda di partecipazione alla gara, aveva dichiarato di non essere incorso in gravi illeciti professionali, pur nella pendenza del contenzioso in essere con il Comune di Ponderano.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Pur rimanendo un contrasto giurisprudenziale – chiosava ancora il Consiglio di Stato – era prevalente l’interpretazione che imponeva all’operatore economico di portare a conoscenza della stazione appaltante tutte le informazioni relative alle proprie vicende professionali, astrattamente valutabili ai fini del giudizio di affidabilità quale futuro contraente (cfr. Cons. Stato, V, 14 febbraio 2018, n. 956).</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Per il Collegio l’analisi dei casi oggetti delle pronunce che avevano affermato l’indirizzo interpretativo più rigoroso consentiva di concludere nel senso che la dichiarazione omessa, incompleta o falsa riguardo alle vicende professionali dell’impresa era stata reputata idonea all’esclusione del concorrente soltanto se concernente illeciti professionali gravi, accertati e significativi ai fini del giudizio di integrità e di affidabilità dell’operatore economico.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Secondo il Consiglio di Stato, nel caso di specie, vi erano molteplici indici per affermarsi tale impostazione ermeneutica e pertanto il primo motivo di appello andava respinto.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Col secondo motivo la ricorrente censurava la decisione di rigetto della domanda di accesso ai verbali di gara inerenti l’esame delle offerte, nonché all’offerta tecnica ed all’offerta economica del r.t.i. aggiudicatario, formulata ai sensi dell’art. 116, comma 2, Cod. proc. amm..</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">In particolare, l’appellante invocava l’applicazione dell’art. 53, comma 6, del d.lgs. n. 50 del 2016, sostenendo che poteva consentire di superare i motivi ostativi rappresentati dalla stazione appaltante.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Per il Collegio giudicante anche tale motivo era infondato.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Preliminarmente, il Supremo Consesso Amministrativo rappresentava che le note di diniego della stazione appaltante facevano riferimento al divieto di rendere pubblici gli atti di gara “in relazione alle offerte” fino all’aggiudicazione, ai sensi dell’art. 53, comma 2, lett. c), del d.lgs. n. 50 del 2016; la prima richiamava inoltre il divieto dello stesso art. 53, comma 5, lett. a).</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Al contrario di quanto assumeva l’appellante, per il Consiglio di Stato l’accesso in corso di causa presupponeva comunque la sussistenza di un interesse che sorreggesse, in concreto, l’actio ad exhibendum, sia che si ritenesse trattarsi di un incidente istruttorio (cfr. Cons. Stato, IV, 12 luglio 2013, n. 3759, che richiede l’acclarata utilità dei documenti ai fini della decisione di merito) sia che si ritenesse l’autonomia dell’azione, pur se esercitata in corso di causa (cfr. Cons. Stato, V, ord. 21 maggio 2018, n. 3028).</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Secondo il Collegio siffatto interesse all’accesso andava poi distinto, a seconda che le informazioni richieste costituissero o meno segreti tecnici o commerciali, ricadenti nel divieto di cui all’art. 53, comma 5, lett. a), del d.lgs. n. 50 del 2016.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Per il Supremo Consesso Amministrativo al fine di esercitare il diritto di accesso riguardo a informazioni contenenti eventuali segreti tecnici o commerciali, era essenziale dimostrare non già un generico interesse alla tutela dei propri interessi giuridicamente rilevanti, ma la concreta necessità (da riguardarsi, restrittivamente, in termini di stretta indispensabilità) di utilizzo della documentazione in sede giudiziale (cfr. Cons. Stato, V, 7 gennaio 2020, n. 64).</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Tuttavia - rappresentava altresì il Collegio - anche nel caso in cui non ricorresse una fattispecie di divieto all’accesso, la verifica dell’interesse a ricorrere si muoveva lungo le linee ordinarie segnate dall’art. 100 Cod. proc. civ. e, in materia di accesso, dall’art. 22, comma 1, lett. b), richiedendosi perciò, in riferimento alla tutela del diritto di difesa in giudizio, onde evitare richieste meramente emulative, l’attinenza delle informazioni cui si voleva accedere all’oggetto del giudizio ed alle ragioni difensive del ricorrente, potendosi prescindere dalla valutazione della loro fondatezza od ammissibilità (cfr. Cons. Stato, VI, 18 gennaio 2018, n. 293), non anche però dalla loro prospettazione.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">Per la Sezione V, nel caso di specie, la domanda di accesso si era venuta ad atteggiare come meramente esplorativa, volta cioè a ricercare la sussistenza di cause di pregiudizio della seconda classificata del tutto eventuali.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Cambria, serif;">In conclusione, il Consiglio di Stato, difettando la dimostrazione dell’interesse ai fini della difesa in giudizio, riteneva corretta la pronuncia di primo grado e pertanto l’appello veniva respinto. Le spese seguivano la soccombenza.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;" align="justify"><span style="font-family: Cambria, serif;"><span style="font-size: medium;"><i><span style="color: #202124;">Alessandro Piazza</span><span style="color: #202124;">i</span></i></span></span></p> <p style="text-align: justify;"> </p>